I FONDAMENTI DI UNA NOVA LECTURA DANTIS

Che la Divina Commedia sia un'opera polivalente è attestato dal fatto che si sia prestata, in ogni epoca, a mille definizioni. Non sappiamo dire se qualcuno abbia parlato in modo compiuto di un autentico poema astronomico, ma certamente essa lo è: nell'oceano sconfinato dei suoi versi batte ogni istante del Viaggio l'orologio eterno ed immutabile dei corpi celesti, così che appare manifesta in Dante - a partire dagli indizi relativi alla datazione dell'opera per finire allo straordinario edificio dei cieli del Paradiso - una padronanza del fatto scientifico a dir poco eccezionale. E se suona eccessiva, giusto a proposito della struttura paradisiaca, l'idea di una teorizzazione del modello eliocentrico del sistema planetario (siamo oltre un secolo prima di Copernico), è comunque certo che nel Poema dell'Uomo vengono sostenute con forza l'idee della sfericità della Terra e dell'azione corretta della forza di gravità (Inf., XXXIV 88-118), traguardi, quest'ultimi, che non possono non avere influito in modo decisivo sullo sviluppo della fisica moderna (pochi sanno che proprio Galileo fu un grande commentatore della Commedia) e, ancor prima, sulla decisione di Cristoforo Colombo d'intraprendere la fatale avventura verso il <<mondo sanza gente>>.Dante genio assoluto, dunque, alla cui opera gigantesca pare ricondursi ogni conquista che dal 1400 in poi ha caratterizzato l'epopea della Storia Moderna: Dante autentico Uomo del Millennio. Nel presentare, in sintesi, l'essenza di Nova Lectura Dantis, l'esegesi dantesca nata con Scena Illustrata nell'autunno del 1988, non voglio mancare un augurio che mi è consueto e che usurpo ad un altro gigante, questa volta moderno, Albert Einstein: possa questo volumetto procurare alle persone di buona volontà alcune ore felici di stimolante meditazione.

Mirco Manuguerra (dalla Prefazione a Nova Lectura Dantis)


(Dannati, particolare da Studi, 1981, pennarello acquerellato su cartoncino, cm 26x19.)

Intervista di Italo Carlo Sesti.

E' stato presentato alla Spezia il 6 dicembre del 1996 un libro che fa già discutere. Nova Lectura Dantis, questo il titolo dell'opera, è infatti uno di quei commenti alla Divina Commedia destinati a lasciare un segno. Leggiamo sulla bandella di presentazione che si tratta di una lettura <<volta essenzialmente a ricercare nell'opera dogmatica dai più immaginata quel Poema dell'Uomo che tutti, indistintamente, abbiamo sentito>>. Alziamo subito le mani e invochiamo l'aiuto dell'autore. Ed eccolo Mirco Manuguerra, spezzino, trentasei anni, ragioniere, un lavoro da impiegato di banca e una bimba di sei anni. Collaboratore de Il Secolo XIX per la redazione della Spezia, fondatore e redattore capo di una rivista scientifica (Astronomica), attiva negli anni in cui è stato principale animatore dell'Associazione Astrofili Spezzini, Manuguerra è autore di decine di articoli nei campi della ricerca e della divulgazione scientifica e letteraria. E' anche collaboratore di Scena Illustrata, prestigiosa rivista di cultura fondata nel lontano 1865, sulla quale ha posto la firma su tre saggetti che costituiscono i fondamenti della Nova Lectura.

- Manuguerra, è possibile riassumere in poche parole il significato della sua esegesi?

<<La valenza religiosa nella Divina Commedia diviene una delle letture fondamentali del poema, non più la sola. Quando si parla di "allegoria" si deve intendere il termine in senso assoluto, non come semplice formula retorica sempre riferita all'unica prospettiva teologica. Insomma, non è la tecnica espressiva a fare del Poema dell'Uomo un capolavoro allegorico, ma la significazione recondita dei versi. E che l'opera abbia in realtà un triplice significato lo afferma a chiare parole lo stesso Dante, uno che certo se ne intendeva, nella testimonianza incontrovertibile dell'Epistola a Can Grande della Scala>>, vera e propria "Avvertenza" al testo dantesco.

- Perché secondo Lei la critica non ha seguito l'indicazione dell'Epistola a Cangrande?

In primis per la gigantesca influenza da sempre esercitata dal Cristianesimo fino alla metà di questo secolo sulla cultura non soltanto italiana; non è un caso che l'Epistola venne sotterrata fino al secolo scorso da un oceano di accuse di falsità. Oggi essa è ritenuta universalmente autentica ed è inserita a pieno titolo nell'opera omnia del Vate in Enciclopedia Dantesca, ma ormai è evidente che gli studiosi ne avevano, oserei dire, perduta la consapevolezza. Eppoi va detto che di fronte alle esagerazioni compiute da letture esoteriche, anche deliranti, e stante la difficoltà estrema di trovare il bandolo della matassa, ovvero la chiave capace di offrire la percezione del lato allegorico, si è preferito restare prudentemente sul percorso, assai più sicuro, della tradizione letterale.

- Ma quale ruolo assume in Dante il fatto religioso?

<<L'intuizione divina, nella visio mundi dantesca, è elemento del tutto irrinunciabile. Questo, però, non autorizza a celebrare il Sommo come un teologo: egli, semmai, può essere considerato anche un teologo, il che è ben diverso. Ciò che si vuole precisamente affermare è che l'Alighieri fu mosso da un intento poetico, dunque molto più che religioso, molto più che filosofico: è l'intera dimensione umana ad essere in gioco, non già quella divina. E' questo il motivo per cui preferisco esprimermi in termini di "ridimensionamento" della valenza religiosa. Ma attenzione: ciò che in Dante assume un'importanza essenziale non è tanto il Cristianesimo quanto la Fede intesa come valore assoluto>>

- Quale Dante ci viene dunque rivelato dalla Nova Lectura?

<<Si tratta senza dubbio di un ingegno molto più alto di quello fino ad oggi celebrato. Noi liguri, uomini di mare, potremmo suggerire di paragonare la Divina Commedia ad una grande gòmena il cui sviluppo sia determinato dall'intreccio di tre corde: quest'ultimi elementi non sarebbero altro che le diverse valenze del poema opportunamente ordinate in reciproca e dinamica sovrapposizione, le quali diremo anagogica (o religiosa), allegorica (o poetica) e morale-autobiografica. La grandiosa complessità che deriva da una simile costruzione non è neppure paragonabile a quella comunemente immaginata dai dantisti>>

- E l'esegesi attuale quale posizione assume nel suo lavoro?

<<Una volta depurata di quella moltitudine di supposizioni che si muovono "al buio" sul piano allegorico, orfane come sono di un sistema di pensiero che possa rappresentare una soluzione in merito alla poetica di Dante, l'esegesi attuale, nella Nova Lectura, vale a soddisfare compiutamente la sola lezione anagogica>>

- Può ricostruire brevemente la genesi della Nova Lectura?

<<Quando nel 1988 cominciai a pubblicarne su Scena Illustrata i fondamenti, esprimevo già in modo compiuto una soluzione di "esegesi della deteologizzazione". Lo facevo muovendo da una straordinaria simmetria individuata nel Canto V dell'Inferno. E' a Francesca, infatti, che l'Alighieri ha solennemente affidato la chiave del Libro. A quegli stessi esercizi risale la convinzione di dover sviluppare una formulazione più rigorosa della Lectura. Oggi, a distanza di dieci anni dalle prime intuizioni, ritengo compiutamente definiti sia l'operis lineamenta della Divina Commedia, considerato nelle sue linee generali, che il commento al Canto I dell'Inferno. Siamo dunque soltanto all'inizio>>

- Quali sono i messaggi allegorici della Commedia che Lei ritiene di avere individuato?

<<In generale possiamo indicare come "strutturali" le soluzioni legate alla definizione dell'operis lineamenta, cioè, per intenderci, quella schematizzazione del poema che Dante deve avere necessariamente definito ben prima di porre mano alla composizione dei versi, e "complementari" quelle relative alle altre problematiche. Massima tra le strutturali è senza dubbio la questione relativa alla Profezia del Veltro. In questa figura enigmatica, il Veltro appunto, non è assolutamente corretto ricercare, come i più hanno pensato, il profilo di un personaggio storico, poiché nessun essere umano può incorporare in sé quella triplice valenza che fa della Divina Commedia un'opera tanto gigantesca. Il Veltro allegorico, come vedrete, è assai più vicino al messaggio dantesco di quanto potrebbero mai risultare un papa o un imperatore. Per quanto attiene invece alle soluzioni complementari, desidero portare ad esempio la datazione del Viaggio: non era mai stato dimostrato quale potesse essere il giorno esatto in cui Dante immagina di sfuggire alla morsa della famosa selva oscura dando così inizio alla fatale esperienza attraverso i Regni dell'Oltretomba. Ebbene, grazie all'analisi dettagliatissima di un'indicazione astronomica, un plenilunio, ritengo di avere fornito una risposta pressoché definitiva>>

- E' davvero la mente di Dante quella che ci viene rivelata?

<<Io ne sono ovviamente convinto, ma è necessaria una precisazione, per la quale ci verranno in aiuto alcuni concetti di ordine matematico: poiché le lettere non sono riconducibili ad algoritmi, non è facile dimostrare in assoluto se le soluzioni indicate da una certa analisi siano "reali" piuttosto che "immaginarie", ovvero se appartengono effettivamente alla realtà del genio dantesco o se sono frutto della fervida immaginazione del saggista; tuttavia si può senz'altro affermare che le soluzioni indicate dalla Nova Lectura sono corrette, in quanto traggono origine da un sistema di pensiero in cui i risultati ottenuti si sostengono a vicenda. In virtù di questa coerenza dei controlli, il commento ha una grande probabilità di avere indicato all'esegesi la giusta direzione di indagine, e, più in particolare, di essere pervenuta ad un'operis lineamenta della Divina Commedia assai prossima al modello dantesco>>

- Una tesi senz'altro molto ardita....

<<Questo sentirsi degno di compiere grandi imprese, a cui Lei evidentemente allude, è ciò che Dante indica con il termine di magnanimitas, un concetto aristotelico con il quale l'Alighieri stesso dovette fare i conti a partire già dal Canto II dell'Inferno. La Divina Commedia, con i suoi continui moniti all'umiltà, costituisce invero, per dirla con Umberto Bosco, una formidabile ed altrettanto pressante esortazione ad osare. Osare è un dovere dell'Uomo. Questo è il principio che sta alla base dell'intera etica dantesca.

- Possiamo chiedere cosa rappresenta Dante per Lei?

<<Per sfruttare una reminiscenza dico che Dante è uno dei sei uomini più grandi di ogni tempo, ma non è certamente sesto tra cotanto senno: la Divina Commedia è l'opera che più di ogni altra sta alla base dell'intero sviluppo culturale di questo secondo millennio dell'Era Volgare. Dante è l'autentico Uomo del Millennio, così come lo fu a suo tempo il Cristo, poiché senza la Divina Commedia non avremmo conosciuto né l'Umanesimo, né il Rinascimento, né la rivoluzione del metodo scientifico>>

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Mirco Manuguerra: Nova Lectura Dantis, Luna Editore - Società Editrice Ligure-Apuana. Tavole di Dolorés Puthod.(© Tutti i diritti riservati) 80 pagine, La Spezia 1996. Lire 25.000.Chi fosse interessato può inoltrare un'ordine di acquisto alla redazione di Scena Illustrata oppure scrivere.



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