La scoperta

Correva l’anno 1987 quando i miei genitori comprarono un libro intitolato "Sulle orme dei Dinosauri" che conteneva un bellissimo capitolo scritto da padre Giuseppe Leonardi, dedicato alle impronte dei dinosauri.
Davanti alle bellissime fotografie delle piste sudamericane rimasi a bocca aperta e subito si fece strada in me una vocina che mi diceva: " pensa come sarebbe bello trovare delle impronte di Dinosauro alla Spezia".
Bisogna sapere che al tempo nulla o quasi si sapeva sui Dinosauri italiani, si conosceva un’unica impronta proveniente dai Monti Pisani, raccolta all'inizio del secolo peraltro molto brutta e la fauna del Monte Pelmetto (Belluno) numericamente più vistosa ma altrettanto mal conservata. Fu dunque il coronamento di un sogno l’individuare impronte fossili di dinosauro a pochi chilometri dalla mia abitazione.
Le orme ritrovateSono le vacanze di Pasqua, in casa mia ho una famiglia di amici di Busto Arsizio, venuti per visitare le bellezze della nostra costa. Cosa c’è di meglio del portarli ad ammirare il tramonto da una delle più belle punte del nostro golfo? Eccoci così a camminare sugli scogli con una luce smorzata, radente, dovuta alla bassa angolazione del sole sul punto di tuffarsi nel mare. Arrancando mani e piedi da un masso ad un altro ecco spuntare a pochi centimetri dal mio naso uno strano segno a forma di tridente non più lungo di dieci centimetri. Subito lancio un urlo, immediatamente certo di aver trovato l’introvabile, un’impronta di Dinosauro. Chiamo subito gli altri e gli mostro il mio tesoro. Subito i dubbi, mi dicono: "Sarà un segno, l’erosione o chissà che altro" ma ecco a circa quaranta centimetri di distanza un altro segno uguale e poi un altro ancora, era una pista di rettile preistorico, non c’erano più dubbi, testimoniava il passaggio di un piccolo dinosauro avvenuto più di duecento milioni di fa.
Dopo pochi giorni seguì un altro sopralluogo, le impronte divennero una decina, appartenenti a due animali diversi, la nuova comparsa era un grosso tecodonte di quasi tre metri di lunghezza.
Dobbiamo fare un salto di due anni per arrivare al momento in cui insieme ai signori Quarantelli Raffaele e Martini Avio del museo dei fossili di Salsomaggiore Terme furono eseguiti i calchi delle impronte allora conosciute. Pochi mesi dopo, all’inizio del 1990 il sopralluogo con il professor Landini Walter; poi un buco di quasi quattro anni per arrivare al sopralluogo fatto nell'estate 1994 con i professori Landini Walter e Tongiorgi Marco dell’Università di Pisa e il professor Nicosia Umberto della Sapienza di Roma. Da allora in poi un crescendo di esplorazioni e di ricerche che hanno portato in un anno alla scoperta di oltre cinquanta impronte conservate su circa dieci superfici.
Pochi mesi addietro l’Università La Sapienza di Roma ha eseguito il calco oggi visibile impiegando tre giorni di lavoro ed un’équipe formata da cinque persone tra i quali lo scrivente. Nello stesso tempo è stato fatto un primo rilievo geologico della sequenza con l’individuazione di nuovi livelli fossiliferi. L’avventura continua!

Ilario Sirigu