Il bestiario triassico spezzino

E’ passato ormai un anno dall’inizio delle ricerche congiunte con l'Università La Sapienza di Roma, ciò nonostante la conoscenza delle forme rettiliane che furono autrici delle piste spezzine sono ancora frammentarie e tutt’altro che definitive sia a causa della novità della fauna (quasi senza confronti a livello mondiale) sia a causa del continuo reperimento di nuovo materiale.
E’ stato comunque possibile individuare sei forme diverse di rettili (tre dinosauri e tre tecodonti) nel loro aspetto generale.
Le tracce più spettacolari del sito sono sicuramente quelle attribuite agli Aetosauri, rettili tecodonti erbivori simili agli attuali
coccodrilli, ma con una specie di corazza e gli arti verticali che gli consentivano una marcia efficiente con il ventre ben staccato da terra. Le impronte dei piedi sono pentadattile con forti artigli e di forma subcircolare, superano spesso i venti centimetri di lunghezza; la mano sempre pentadattila è molto ridotta e difficilmente osservabile, spesso è obliterata dalla successiva battuta del piede.
Un altro tecodonte di dimensioni più modeste ha lasciato una pista di media qualità e un' impronta di piede molto ben impressa. Le impronte sono attribuibili all'ichnogenere CHIROTHERIUM; era un modesto carnivoro con il piede lungo circa dieci centimetri e la mano molto ridotta.
Il passaggio di un tecodonte di tipo ancora diverso è testimoniato da un’ impronta di un piede lunga quasi trenta centimetri e da una mano molto ben conservata. Sono state lasciate da un grosso carnivoro che superava sicuramente i tre metri di lunghezza.
Passiamo ora ai dinosauri. Il più piccolo era un tridattilo bipede carnivoro con un piede lungo circa otto centimetri dotato di forti artigli. Doveva essere lungo poco più di un metro e mezzo. Ci ha lasciato una stupenda pista e molte impronte isolate attribuibili a individui di età diverse. Il secondo dinosauro è rappresentato da due orme in sequenza e da un’ impronta singola molto ben conservata. Con il piede tridattilo dalle grosse dita e gli zoccoletti arrotondati al posto degli artigli doveva sicuramente essere erbivoro, probabilmente si tratta di uno dei più antichi ornitischi conosciuti, era lungo circa due metri.
L'ultimo dinosauro è rappresentato da una buona pista e da varie impronte quadridattile di cui una stupendamente conservata. Doveva essere con tutta probabilità un Prosauropode, erbivoro a collo lungo. Il piede misura circa dodici centimetri e la sua lunghezza doveva sfiorare i tre metri.
La fauna è sorprendentemente varia soprattutto se si considera la modesta superficie dell'affioramento studiato (circa otto metri quadrati); in più il fatto che sia ben bilanciata in senso alimentare (rapporto preda/predatore) la rende utile per studi di tipo paleoecologico e paleogeografico.

Ilario Sirigu