Gli scenari verrucani spezzini e pisani.

Le orme di tetrapodi recentemente trovate nel Golfo della Spezia sono impresse in rocce sedimentarie (originariamente sabbie fini e limi) appartenenti al gruppo del così detto Verrucano. Con questo nome si indicano i depositi Triassici prevalentemente quarzitici che affiorano in vari punti dell'Appennino Settentrionale, dalla Toscana meridionale alla Liguria, ed in particolare nei Monti Pisani (nei pressi, appunto, del Monte Verruca), ove sono stati più dettagliatamente studiati.
La loro storia abbraccia un periodo compreso all'incirca tra 230 e 200 milioni di anni fa, quando il grande supercontinente detto Pangea, formatosi nel corso dei precedenti 300 milioni di anni con la progressiva unione di tutti quelli che sono gli attuali continenti, cominciava di nuovo a smembrarsi. E l'atto di nascita della Terra moderna, il primo passo verso l’attuale configurazione geografica del nostro pianeta.

Come possiamo immaginare il paesaggio del Verrucano? Nella geografia del Triassico ci troviamo più o meno a metà della Pangea, vicino al margine occidentale della Tetide (un grandissimo golfo che intagliava profondamente il margine orientale della Pangea), là dove i continenti meridionali che formavano la grande massa di terre detta Gondwana si saldavano alle terre settentrionali della Laurasia. Questa saldatura cominciava appunto a rompersi: la terra del Verrucano si trovava proprio dove l’attuale Africa cominciava a separarsi da quella che ora è l'Europa e dove una depressione allungata segnava appunto l'incipiente lacerazione.
Per trovare nella Terra attuale un equivalente della situazione all'inizio della deposizione del Verrucano, bisogna andare all'odierna Africa orientale. Qui, numerose fosse e depressioni allungate, spesso occupate da grandi laghi, si susseguono lungo una direttrice che va dalla Somalia occidentale al Mozambico, evidenziando una fascia di "debolezza" della crosta terrestre, dove l'Africa si va spaccando per la progressiva separazione, dal corpo del continente, di tutto il suo "corno" orientale.
La Terra del Verrucano era allora situata nelle vicinanze del Tropico e l'aridità climatica era ancora accentuata dalle caratteristiche del reticolo fluviale, che vedeva i corsi d'acqua allontanarsi centrifugamente dai margini sollevati della depressione, piuttosto che rifornire d'acqua la fossa centrale.
Più ad Est, in direzione del golfo della Tetide, la depressione diveniva più larga e profonda, fino ad essere invasa dal mare. La storia del Verrucano è appunto marcata dall’ ampliarsi progressivo della spaccatura del continente e dal progressivo insinuarsi del mare al suo interno, mentre Africa ed Europa iniziavano a separarsi. Un equivalente attuale della situazione instauratasi alla fine della deposizione del Verrucano, è rappresentato dal Mar Rosso, insinuato tra Africa ed Arabia. Tutti questi eventi sono puntualmente registrati nelle caratteristiche strutture delle rocce del Verrucano.
Alla base del Verrucano si trovano infatti depositi di brecce mal stratificate, che indicano un abbondante apporto di materiale, eroso dalle vicine scarpate, situate probabilmente proprio lungo i margini della depressione. Il paesaggio doveva essere quindi piuttosto aspro: una stretta, arida fossa, limitata da ripide scarpate, alla cui base si espandevano ventagli di detrito grossolano.
Al di sopra, poco più tardi nel tempo, notiamo invece comparire depositi più fini. Questi testimoniano di un apporto da zone di erosione più distanti: la depressione si era allargata ed al suo interno si trovava ora una piana alluvionale, in cui si alternavano sedimenti fini di pianura con quelli un po’ più grossolani delle ampie fiumare che la attraversavano. La vegetazione, brulla e discontinua, richiamava quella delle moderne savane, ma, al contrario di quanto si osserva nelle savane attuali, mancava ancora l'erba dato che le piante che in gran parte la costituiscono (le Graminacee) sarebbero apparse sulla Terra soltanto più di un centinaio di milioni di anni dopo. Nonostante il clima semiarido, la morfologia del territorio mostrava ovunque l’ impronta delle acque correnti, che si può oggi facilmente riconoscere anche nelle caratteristiche dei depositi Verrucani: la discontinuità della vegetazione favoriva la rapida erosione del suolo e le piogge, rare ma violente, convogliavano sabbie e limi lungo la depressione centrale, prima di venire assorbite dal terreno asciutto.
Ma l' ulteriore allargarsi e approfondirsi della depressione e l' avanzare del mare al suo interno determinarono nuovi cambiamenti nel paesaggio del Verrucano. Verso la fine del Triassico, il mare era avanzato molto e ci trovavamo ora vicino alla costa, su una terra bassa ove giungevano alla loro foce le fiumare che convogliavano verso il mare le scarse acque raccolte lungo tutta la depressione. L’ ambiente era perciò un po’ più umido: acquitrini, sia pure temporanei, si alternavano lungo la costa a piane deltizie; lagune, spesso soprasalate, segnavano la transizione all' ambiente marino.
E’ in questa terra bassa e relativamente umida, tra le savane e il mare, che vivevano nel Triassico i tetrapodi di cui sono state trovate le orme alla Spezia. Sui Monti Pisani, i depositi sottili degli effimeri acquitrini costieri hanno conservato, impresse nel fango disseccato e screpolato, le orme di un gran numero di piccoli animali che si muovevano lungo la costa alla ricerca di cibo. Alla Spezia, orme più grandi di quelle comuni nei Monti Pisani sono state trovate in depositi deltizi, ove sono impresse sul fondo di antichi canali fluviali. Sulle sabbie relativamente grossolane che riempivano il letto di questi corsi d'acqua, certamente poco profondi e spesso asciutti, solo animali di una certa taglia avevano la possibilità di lasciare testimonianza del loro passaggio.

Marco Tongiorgi