Ringrazio gli amici del Gruppo Tematico per avermi invitato a questo interessante incontro; una tale partecipazione non si verificava dagli anni 70.

È interessante vedere tante persone riunirsi per dibattere su progetti che riguardano la loro città, essendo grande anche la partecipazione dei professionisti del settore.
Quando sono venuti a Genova il Senatore Giacché e l’Architetto Massalongo, mio ex allievo, per parlarmi di questa iniziativa, ero incerto se aderire perché, anche se ho scritto il libro che qualcuno ha avuto la compiacenza di ricordare, non ho più avuto poi occasione di occuparmi direttamente di problemi spezzini. Nel tragitto in auto dalla stazione a qui, mi è stato chiesto da quanto tempo mancassi dalla Spezia: sono molti anni, ho dovuto ammettere, durante i quali in effetti La Spezia è molto cambiata.

Negli ultimi tempi La Spezia ha registrato una crescita culturale e sociale di tutto rispetto. Gli interessi da parte della popolazione, degli architetti e delle amministrazioni locali nei confronti della città storica si sono intensificati , e questo grande sforzo, questa nuova e rinnovata vitalità, hanno portato alla progettazione e all’allestimento di nuovi spazi museali nei quali inserire pregevoli raccolte artistiche donate alla città, quali la collezione Lia e la collezione Cozzani.
Deve ancora trovare una collocazione adeguata, e di questo ci rammarichiamo, la straordinaria collezione Sassetti di cartografia e iconografia storica. C’è l’intenzione – mi è stato detto – di collocare tale collezione all’interno del Museo Navale della Marina Militare. Personalmente ritengo che la struttura più idonea ad accoglierla sia una struttura museale messa a disposizione dal comune della Spezia. Ma alla Spezia manca ancora, purtroppo, un progetto unitario e coerente che metta in relazione questi nuovi organismi museali..
La strada che si è intrapresa è comunque convincente, lo stesso convegno organizzato questa mattina dall’associazione culturale “Gruppo Tematico Speziacentrostorico” è un esempio di questa rinnovata vitalità che anima gli Spezzini e rappresenta un generoso tentativo volto a riflettere tutti insieme sui problemi della città. Concordo profondamente con il concetto chiaramente espresso dagli ordini professionali, della “progettazione partecipata”, che potrebbe rappresentare il metodo migliore per raggiungere risultati maggiormente condivisi e rispondenti alle esigenze della popolazione; e naturalmente apprezzo lo sforzo dell’Amministrazione nel condividere con chiarezza questa proposta.
Nelle relazioni che mi hanno preceduto si è fatto richiamo alla storia della città, che dopo la costruzione dell’Arsenale si è trovata ad avere da questo evento un’ “identità spezzata”.
Il Gruppo Tematico alla luce di una lettura storico-urbanistica ha elaborato una serie di proposte progettuali, soprattutto per quel che riguarda il fronte mare.
Non voglio entrare più di tanto nel merito di queste idee progettuali: ottima comunque l’idea della navigabilità del Lagora, mentre l’interramento di viale Italia mi sembra che sia un’opera il cui costo potrebbe risultare sproporzionato rispetto al risultato atteso.
Piuttosto sarà il caso di fermare l’attenzione sul metodo da adottarsi per arrivare alla definizione di queste opere. Secondo il mio punto di vista, il concorso di idee aperto a tutti garantirebbe un miglior risultato, uno scambio culturale più vivo e partecipato, e in definitiva un maggior valore dell’opera finale – come del resto hanno già sottolineato i due relatori dell’associazione culturale Paladini e Marinaro nonché i rappresentanti dell’Ordine degli Architetti della Spezia, Ratti e Tartarini.
Il mio pensiero si discosta sensibilmente dall’idea espressa dal presidente dell’Autorità Portuale Bucchioni, di chiamare alla Spezia, in nome di un’esigenza di “marketing territoriale”, una figura di grande richiamo, un esponente dello star system internazionale, già individuato nelle persone di Oriol Bohigas o di Renzo Piano. La grande firma di fama internazionale, infatti, non è detto che garantisca la straordinarietà del progetto. Anzi, per diversi motivi spesso il risultato si rivela non all’altezza delle aspettative. Al contrario, in molti casi è dalle nuove leve dei giovani architetti che è lecito attendersi idee e progetti davvero innovativi, e in rado di rispondere alle reali esigenze della comunità cittadina. Questo precisamente è il senso del concorso di idee: attivare risorse che rimarrebbero altrimenti infruttuose.
Voglio inoltre chiarire un equivoco, che mi sembra sotteso al concetto di “marketing territoriale”, così come è stato espresso. Se si vuole la star, bisognerà chiamare Frank Gehry piuttosto che Bohigas… E questo perché diversamente da Gehry a Bilbao (per citare solo il caso più noto), Bohigas a Barcellona non ha recitato il ruolo di architetto dello star system internazionale, ma quello assai più banale di architetto della “sua” città.
Bohigas a Barcellona non ha fatto un’operazione di marketing: lui non fu chiamato a Barcellona, lui era di Barcellona e a Barcellona, nel periodo della ricostruzione (che assume anche il senso più ampio della riscossa culturale e civile, nella Spagna post-franchista) fece un’operazione prima ancora politico-amministrativa che architettonica e progettuale. Bohigas fu infatti prima assessore, sempre a Barcellona e poi architetto. Il suo progetto per la capitale catalana non è un’operazione commerciale, ma più semplicemente un’esigenza di riconversione e adeguamento nata dall’interno, in una congiuntura, come si è detto, propizia per il clima di rinnovamento culturale e politico vissuto dal paese. Scarterei anche l’ipotesi di Renzo Piano, che giustamente viene sovente chiamato per la notevole professionalità che si pone a garanzia di operazioni dai connotati marcatamente imprenditoriali, come è il citato caso di Potsdamerplatz, Berlino. Qui, nel caso del fronte mare della Spezia, è soprattutto di idee che abbiamo bisogno. La formula più opportuna ritengo sia dunque quella di un concorso di idee aperto a tutti, che disegni le linee guida per una successiva progettazione di dettaglio: una sorta di “piano direttore”, che può assumersi a base di una seconda gara – eventualmente a inviti, questa, finalizzata alla selezione di uno o più progettisti all’internodi una rosa di protagonisti prestigiosi dell’architettura internazionale, le cui realizzazioni possano in seguito risultare di forte richiamo turistico per la città.

Paolo Cevini
16 febbraio 2002