Il tema che ci troviamo oggi a trattare è senza dubbio importante per il disegno futuro della città. Il sottotitolo, “proposte di riqualificazione urbana”, definisce l’ambito che vogliamo sviluppare, nella ricerca di soluzioni per una maggiore integrazione fra il tessuto della città storica e il fronte mare: dal Mirabello sino alla calata Paita. Da questa integrazione deve nascere una più intima connessione fra la città ed il golfo, fatta di momenti culturali, ricreativi ed aggregativi in un’ottica turistica che contribuisca sia al rilancio economico della città, sia alla difesa di un patrimonio ambientale che dobbiamo ulteriormente promuovere.
In quest’anno di lavoro non abbiamo considerato il fronte mare isolato dal contesto della città, abbiamo cercato di guardare il centro nel suo complesso.
Abbiamo cercato, ispirandoci al nuovo P.U.C, di affrontare i progetti di stringente attualità, attraverso una lettura storica dei tessuti urbani in cui tali progetti erano calati. Ne è scaturita la visione di una città più ampia che, attraverso la riqualificazione di brani di città ancora da valorizzare, può aumentare sensibilmente la propria capacità attrattiva verso l’esterno.
Da qui l’idea del “Grande Centro” che superando i confini di quello tradizionale, per dilatarsi nella città ottocentesca, mette in gioco vie e piazze che possono contribuire al rilancio di parti di città che meritano di essere riscoperte e valorizzate.
Il “Grande Centro”, che cerca un nuovo rapporto con l’Arsenale, recuperando l’antico disegno del “ fossato di circonvallazione “, fossato da riportare, in linea con i principi di rigenerazione ecologica contenuti nel P.U.C., alla navigabilità del primo tratto e alla “rinaturazione” dell’intero tracciato.
Il “Grande Centro”, che dovrà legarsi con la calata Paita affinchè la Cattedrale e Piazza Europa, sorte dopo la demolizione della rocca dei Cappuccini, abbiano finalmente una proiezione sul mare.
Il “Grande centro”, nella costruzione del quale l’Amministrazione sta giocando un ruolo importante con interventi di qualità che, dopo il centro storico tradizionale, cominciano ad interessare la zona nord, con la riqualificazione di Piazza Garibaldi, piazza Saint Bon e via Fiume in un progetto unitario, come noi auspichiamo, che può risultare fondamentale per valorizzare una zona urbana che costituisce la prima immagine della città per chi arriva dalla stazione ferroviaria.


Il Convegno

Un incontro, quello di oggi, breve, ma denso di interventi che senz’altro arricchiranno il dibattito sul futuro della nostra città. La presenza del Sindaco, del presidente della Provincia, del Presidente dell’Autorità portuale, dell’Ammiraglio Celeste, di Piero Donati della Soprintendenza ai beni artistici e storici della Liguria, ci consentono di affrontare il tema in esame da diversi ed importanti punti di vista.
E’ motivo di grande soddisfazione avere oggi con noi il Prof. Paolo Cevini, docente di Storia dell’architettura contemporanea all’Università di Genova, profondo conoscitore della Storia urbanistica della nostra città ed autore di un prezioso libro a cui occorre fare riferimento per avere un quadro dettagliato dei passaggi che hanno portato all’immagine della città attuale.
Abbiamo promosso il suo intervento per il motivo che in quest’anno di lavoro con il “Gruppo Tematico”, sulle problematiche della riqualificazione urbana e sul rapporto della città con il mare, è stata messa in primo piano la lettura storica della nostra città, per ricercare qualche traccia che avvalorasse le linee di progettazione futura.

Il Golfo, la Storia, la città

Proprio dalla lettura del libro del prof. Cevini nel ’93 mi balzò agli occhi una data fondamentale della storia antica della nostra città: il 23 gennaio 1343, quando Spezia diventava Podesteria. Fu quella l’occasione per festeggiare, con un anno di iniziative, il 650° anniversario dei natali istituzionali della città. Un’occasione per riproporre il momento in cui prendeva forma la struttura urbana della Spezia; quel nucleo che, sviluppatosi ad arco alle pendici del Poggio, si estendeva sotto il castello S.Giorgio tra le odierne via Biassa, via Colombo, via Sapri e via da Passano.
Un‘occasione per far comprendere che la nostra città ha una sua storia, una propria identità, che deve essere recuperata rendendola leggibile nel tessuto urbano soprattutto nel momento in cui l’Amministrazione ha realizzato un’offerta museale di rilievo.
Una storia, quella della nostra città, che è stata determinata dalla valenza che il golfo ha sempre avuto per le sue vocazioni militari, commerciali, turistiche.
Il Golfo, la Storia, la Città costituiscono quindi un trinomio fondamentale che occorre coniugare e andrà preso in considerazione, quando si dovrà porre mano ad un progetto che, attraverso i linguaggi dell’architettura moderna possa avvicinare la città al mare creando ricchezza, sviluppo, e facendo recitare al nostro golfo l’importante ruolo di attrazione che la sua conformazione e le sue bellezze naturali gli consentono di rivestire.


Il Fronte mare.
La barriera di viale Italia.

Oggi l’intenso traffico di viale Italia costituisce una barriera che impedisce un percorso diretto fra centro città, giardini e passeggiata Morin. La proposta dell’interramento del traffico cerca quindi di eliminare questa barriera. E’ un progetto complesso che deve smaltire quelle quote di traffico in transito che comunque sono destinate a persistere anche dopo l’entrata in funzione della variante Aurelia. Un progetto che deve in ogni caso prevedere una viabilità di superficie che colleghi il fronte mare alla città e supporti tutte le funzioni turistiche (nautica da diporto, crocieristica, ristoro, musica, congressi, cultura, sport) che possono trovare posto nell’ambito che va dal Mirabello a Calata Paita. Il progetto sarà maggiormente valido se riuscirà a mantenere anche in un tratto significativo la visione del Golfo per chi arriva nella nostra città. Un progetto nel quale trovino posto, spazi per i giovani che in questi anni hanno fatto del Molo Italia un loro luogo d’incontro.
Penso che la sistemazione del fronte mare, dal Molo Mirabello a calata Paita non può tuttavia essere indipendente dal progetto del nuovo Porto. Occorre uno sforzo progettuale adeguato che realizzi un disegno armonico dell’intera linea di costa. Un porto che non risulti isolato dalla città, ma che possa trovare momenti di integrazione attraverso un percorso interno, una “linea progettata“, che consenta di mantenere sia un rapporto con il golfo, sia una visione delle strutture portuali, da terra e dal mare, che possono anch’esse avere una propria suggestività e un significato conoscitivo, che deve avere un proprio risalto.

Le origini della viabilità sul fronte mare.

Una viabilità quella del fronte mare che, in origine, al contrario di quello che succede oggi, aveva determinato proprio l’apertura della città al golfo. Una città che era chiusa fra le mura, in posizione arretrata rispetto alla linea di costa.
Vi sono tre date importanti da ricordare. Nel 1672 viene aperta la strada che aggira sul mare, la rocca dei Cappuccini, e sul tracciato di via del Torretto, entra in città da porta Romana, che da sempre costituiva l’entrata principale al borgo murato.
Nel 1808 viene realizzata, in periodo napoleonico, sul fronte mare la strada per Portovenere.
Nel 1823 viene realizzata la strada che unisce la Toscana al Piemonte ed entra in città da porta della Marina, passando sulla linea di costa. Prende forma davanti alla città un vero nodo viabilistico che proietta la città verso il mare. Tale nodo ha il suo fulcro nella “rotonda” in asse con l’attuale via Prione ed il pontile da sbarco,
Questo è un momento fondamentale, perché la città comincia a svilupparsi, fuori dalle mura, e prende vita il disegno di piazza della Marina: un grande spazio che, a ponente di via Prione arriva sino alla linea di costa, uno spazio nel quale si organizzano fiere , feste e momenti di aggregazione sociale. Riteniamo che queste funzioni assolte dalla piazza della Marina, fossero allora un esito importante per lo sviluppo della città verso il mare, e tornino oggi ad essere le motivazioni che ci spingono a riprogettare l’affaccio sul golfo.

L’unione della città al mare

Il problema di una reale unione fra città e fronte mare, oltre a prendere in esame la barriera di viale Italia, deve anche considerare una maggior integrazione con il mare, dei giardini e della maglia viaria ad essi retrostante, dal momento che attualmente tale maglia viaria non realizza una gravitazione dal centro verso il fronte mare e viceversa. Il fronte mare è poco integrato con il tessuto cittadino. Probabilmente questo problema se lo erano posto anche i progettisti del primo Piano d’ingrandimento della città del 1862, gli ingegneri Calderai e Pratesi, collaboratori del generale Chiodo coadiuvati dall’ing. Porta del Comune
Nell’ ”Atlante a corredo dei lavori dell’Arsenale”, vi è una tavola in cui il progetto definitivo dell’Arsenale e il suddetto Piano, sono presentati in un unico grande disegno. Notiamo che il progetto dei giardini di fronte a via Chiodo e della maglia viaria che li attraversa, non corrisponde a quella poi realizzata con i Piani d’ampliamento successivi.
Infatti nel Piano del 1862 era stata pensata una più evidente connessione fra il tessuto urbano e la linea di costa; i giardini costituivano un unico grande disegno centrato su via Prione, ed erano attraversati da una maglia viaria, con grande valenza pedonale, che connetteva la città al mare. A lato dei giardini le case proseguivano sino alla linea di costa sia su via Persio che sull’attuale via Cadorna / Da Passano, non interrompendo il tessuto edificato e dando così compimento al disegno di Piazza della Marina dilatandolo sino a levante di via Prione.
Un altro elemento urbanisticamente interessante che realizzava l’unione della città al mare, era la successione di due piazze che, a cannocchiale, erano poste davanti ad una nuova Chiesa, nella zona immediatamente a levante dell’attuale piazzetta del Bastione; anche queste due piazze erano in diretta connessione con la calata a mare. Un disegno quest’ultimo , che, forse è stato ripreso nella realizzazione dell’attuale Cattedrale e che oggi può ritrovare lo spirito del Piano del 1862 se nella nuova progettazione sulla linea di costa, piazza Europa troverà un più diretto rapporto con il fronte mare.
Come ho detto, quanto era previsto dal primo piano d’ingrandimento del 1862 nella zona del fronte mare, non venne realizzato. Nel piano del 1870 i giardini che hanno la forma attuale, creano uno stacco maggiore fra il fronte mare, che era destinato a calata mercantile, e le vie Mazzini e Chiodo destinate alle funzioni di ritrovo e passeggio, quasi si fosse voluta realizzare una fascia di rispetto fra città e porto. Pertanto l’intervento pianificatorio, di notevole valenza progettuale, da tenere presente nella progettazione futura del fronte mare, che emerge dalla lettura del Piano del 1862, consisteva nella prosecuzione del tessuto urbano, costituito da viabilità e residenze che si sviluppavano ortogonalmente alla linea di costa, integrandosi con parte dei giardini pubblici che rimanevano comunque un grande polmone verde per la città . Forti di questa volontà di integrazione con il mare, torniamo a sottolineare l’importanza di realizzare, con interventi minimi di riprogettazione, percorsi pedonali attrezzati, che colleghino senza ostacoli artificiali il fronte mare con il centro Storico ed una rivitalizzazione delle funzioni aggregative dei Giardini, soprattutto nella zona del palco della Musica, dove questa struttura meriterebbe un rilancio, ed un intorno più illuminato ed integrato con via Chiodo.
Oggi il fronte mare deve diventare cerniera fra percorso culturale cittadino e itinerari culturali nel golfo, itinerari in cui inserire le fortificazioni ed altre emergenze storiche presenti nel territorio.
Occorre creare un circuito fra golfo e Cinque Terre, con un potenziamento dei servizi di navigazione in cui la città ne diventi il fulcro con i suoi musei , con un fronte mare attrezzato per il turismo. Un circuito in cui treno e navigazione marittima si integrino e la città costituisca il percorso commerciale fra fronte mare e stazione ferroviaria.

Il Lagora.

Ma la città non preme solo sul fronte mare, cerca un rapporto con l’arsenale, cerca interventi che valorizzino il “dentro” e il “fuori” con la realizzazione di uno “spazio comune” attorno al Museo Navale che diluisca il confine fra città e arsenale, in un nuovo rapporto culturale e turistico. Porto Mirabello, Lagora, Museo Navale possono assolvere questo compito. Dal Mirabello si potrebbe entrare con le barche in questo ritrovato porto – canale e raggiungere il Museo Navale per poi proseguire la visita all’arsenale.
Siamo convinti che sia improponibile pensare ad una soletta sul Lagora e alla realizzazione di parcheggi e box nel viale Amendola.
Anche in questo caso c’è un immagine della città che non può essere stravolta da interventi irreversibili che cancellerebbero irrimediabilmente un elemento naturale, fluido e dinamico che rende più accettabile il confine fra città e arsenale e che insieme ai viali ha dettato la forma della città attuale. Un elemento, il Lagora, che evita la staticità di un rapporto “muro contro muro” che una soletta creerebbe. Il patrimonio da difendere non sono solamente le mura ottocentesche in se stesse, ma è il loro respiro verso la città, con i bastioni tondeggianti, e l’architettura della porta dell’arsenale. Quello rimasto fra strada e mura è lo spazio minimo per mantenere la loro valenza monumentale. I parcheggi occorrerà sistemarli in zone di minor pregio. In un ottica futura chissà se potrà essere l’Arsenale a venire in soccorso alla città, per risolvere i problemi della sosta e della viabilità, anche verso Porto Venere.
Con la navigabilità del Lagora il fronte mare si dilaterà abbracciando un arco di città più grande che avrà inizio dal Museo Navale.

Il grande Centro

In questi mesi il Gruppo tematico ha dato rilievo alla parte nord della città.
Attraverso il meccanismo della progettazione partecipata abbiamo dialogato con i cittadini e con l’Amministrazione, trovando punti di accordo sulla sua riqualificazione. Quello che ne è emerso è il disegno di un “grande centro” che da un lato unisce la città al mare e dall’altro elimina la frattura del centro tradizionale con la zona nord, attraverso la riqualificazione di Piazza Garibaldi, piazza Saint Bon, e piazza Brin. Un grande centro che, con la navigabilità del Lagora, crescerebbe ulteriormente facendo assumere un nuovo ruolo a piazza Chiodo come zona di collegamento con il fronte mare.
Abbiamo inoltre sottolineato la valenza strategica che Piazza Saint Bon può avere non solo sulla direttrice pedonale verso il mare, ma come centro da cui raggiungere il quartiere Umbertino, riportando via Bixio e via Milano a quella funzione di collegamento principale che avevano con l’arsenale e la Caserma e che ancora oggi conservano. Una zona questa, dove l’architettura liberty si è diffusa e arricchisce l’ambiente urbano e merita interventi di pari dignità con quelli eseguiti nel Centro Storico, che ne rivitalizzino il tessuto commerciale.
Abbiamo dialogato con l’Amministrazione, che ha condiviso le nostre istanze, anche se solo dopo la realizzazione della rotatoria si passerà alla riqualificazione di Piazza Saint Bon che sarebbe stato preferibile affrontare in un progetto unitario anche con Piazza Garibaldi. Abbiamo affermato che lo spazio della rotatoria dovesse essere valorizzato come è previsto per quello di Piazza Garibaldi e non dovesse rimanere un anonimo nodo viabilistico.
La piazza non è solo la pineta, ma è quella che arriva sino a via Paleocapa ed è la prima immagine della città per chi arriva dalla stazione.
La progettazione partecipata andrà adottata anche per la riqualificazione di Piazza Brin. Le linee di intervento dovranno essere preliminarmente sottoposte ad un confronto pubblico e prevedere soluzioni tali da mettere in primo piano l’architettura, rendendo più leggibile e fruibile il perimetro porticato attraverso una sua più marcata illuminazione .
Nella zona nord occorrerà portare nuove funzioni, come si è fatto con il nuovo Centro commerciale e sarebbe senz’altro positivo pensare ad un polo universitario nella sede dell’ex Liceo Scientifico.
La riqualificazione di Piazza Brin creerà quel terminale urbano di pregio che bilancerà quello iniziale del monumento a Garibaldi, dando all’asse di corso Cavour, trattato come nel centro città, quella rilevanza che ha avuto nell’impianto urbanistico della Spezia nella funzione di legare la città trecentesca alla città ottocentesca.

Gianfranco Marinaro
16 Febbraio 2002