Sono grato agli organizzatori di questo convegno per aver sollecitato un intervento di un rappresentante della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico della Liguria. Alla gratitudine del funzionario si aggiunge poi la gratitudine dello spezzìno, nato nelle “case operaie” del quartiere Umberto I. Non è dunque casuale che io mi sia occupato, dal 1985 in avanti, della tutela di questa provincia e non è casuale che abbia cominciato ad occuparmi, oltre dieci anni fa, del misconosciuto patrimonio custodito entro le mura del Museo Tecnico Navale. Il restauro della cosiddetta Tavola delle Bandiere (una rassegna delle bandiere utilizzate dai vascelli di tutto il mondo, realizzata nel 1783 per il Granduca di Toscana) ha marcato una netta inversione di tendenza rispetto al passato, allorché la Soprintendenza non era consapevole dell’importanza della raccolta del Museo Navale e la Marina Militare continuava a coltivare la propria separatezza. Il regolare susseguirsi degli interventi di tutela e di restauro – i quali hanno privilegiato la raccolta delle polene, la più importante in Italia ed una delle più importanti in assoluto – ha cementato un rapporto di fiducia fra l’ente di tutela e la Marina e si è avvertita la necessità di rivedere completamente l’attuale assetto del museo. Il quale, per verità, più che un museo potrebbe definirsi al momento come una raccolta che sta a metà strada fra il sacrario e il magazzino.
Dopo aver ottenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali un primo stanziamento di 2 miliardi e 350 milioni, è stata siglata, il 12 ottobre scorso, un’apposita convenzione, con l’autorevole avallo dell’Agenzia del Demanio, fra la mia Soprintendenza e il Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno e proprio in questi giorni si sta effettuando la selezione degli aspiranti all’incarico della progettazione preliminare.
Si passerà poi, entro il 2002, alla fase della progettazione definitiva ed esecutiva e si può quindi ragionevolmente prevedere che i lavori veri e propri – incluse le necessarie ricerche d’archivio – potranno prendere il via all’inizio del 2003. Uno degli aspetti più qualificanti del futuro assetto del Museo sarà l’inclusione della formidabile collezione Sassetti, una delle più importanti collezioni cartografiche private esistenti in Italia e, come tale, già da tempo sottoposta a vincolo da parte della Regione Liguria. Il professor Cevini ha espresso alcune perplessità su questa destinazione e mi preme quindi sottolineare che non si tratterà di una soluzione di ripiego; al contrario, la presenza di questo materiale sarà uno degli aspetti più qualificanti del percorso museale, incentrato sul rapporto dialettico fra la base navale ed il territorio in cui essa nasce, territorio che ha una sua storia, fatta anche di progetti non realizzati o realizzati solo parzialmente.
L’inizio dei lavori comporterà la chiusura, almeno parziale, del museo ed un primo test dell’interesse della città verso questa sua istituzione culturale (l’unica istituzione museale, insieme al Museo Civico, che abbia un legame forte ed imprescindibile con la storia locale, e ciò sia detto senza offesa per altre, più recenti istituzioni) sarà costituito dalla necessità di reperire una sede alternativa ove mostrare, a rotazione,le parti più interessanti delle raccolte, ad esempio le polene. Un altro banco di prova della volontà di farsi carico delle esigenze del futuro museo sarà fornito dalla questione del monumento al sommergibilista, attualmente collocato, del tutto incongruamente, nel cortile interno del museo, spazio prezioso dal punto di vista dei cosiddetti servizi aggiuntivi, quelli che qualificano l’offerta museale.
Le cure dedicate al Museo Navale sono state accompagnate, di necessità, dall’avvio di un discorso sull’archeologia industriale; nonostante le distruzioni belliche e i danni dell’ottusità burocratica (alludo alla dismissione e all’invio in fonderia dell’importantissima gru costruita in Inghilterra nel secolo XIX) il patrimonio tecnico-scientifico condensato nell’Arsenale e, più in generale, nella base navale è tuttora enorme; ci sono stati dei colloqui a questo proposito fra Direzione dell’Arsenale e Comune; occorre prendere il toro per le corna e mi permetto quindi di sollevare, in questa sede, la questione dell’ex-convento di San Francesco. Si tratta dell’unico edificio quattrocentesco ancora leggibile come tale esistente a Spezia e la sua importanza è confermata dall’appellativo (Grande) che ricevette nel secolo XVII. Mentre la chiesa è proprietà dell’Arsenale e versa in stato di abbandono, il convento è occupato dai Carabinieri i quali, a mio parere, non dovrebbero avere difficoltà, in presenza di una valida alternativa, a restituire l’immobile. Il quale è collocato in prossimità del muro di cinta e di una strada importante e quindi potrebbe essere facilmente utilizzato come prima tappa –destinata soprattutto alla didattica – del percorso dell’archeologia industriale.

Piero Donati
16 febbraio 2002