Il Consiglio dell'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia della Spezia, ha promossa con l'Associazione culturale "Gruppo tematico Speziacentrostorico" e la terza Circoscrizione del Comune della Spezia questa iniziativa per motivi da individuarsi in questioni di merito, di metodo e di finalità.
Relativamente al merito - si è rilevata l'importanza fondamentale del tema proposto per il disegno futuro della Città soprattutto nel rapporto tra la Città ed il mare; dal punto di vista storico il "lungo-mare" ha assunto nel tempo connotazioni e funzioni diversificate le quali non sempre hanno consentito la piena e corretta fruibilità di un bene unico e comune.
Questo rapporto oggi necessita di una nuova e più aggiornata lettura, di nuovi e complessi interventi, finalizzati ad ottenere un più stretto contatto con la Città, un recupero all'uso diffuso secondo le aspettative dei suoi abitanti; in questo quadro si collocano iniziative, proposte, provocazioni e progetti (si pensi al recupero del primo bacino portuale, alla ristrutturazione del molo Italia, alla realizzazione del porticciolo Mirabello con il ponte strallato di collegamento alla banchina Revel - naturale prosecuzione dell'asse via Diaz e via Prione -, al recupero del primo tratto del canale Lagora, al risanamento ed alla rinaturalizzazione del corso del Lagora dopo la porta principale dell'Arsenale, all' interramento del v.le Italia, al parcheggio interrato di piazza Chiodo) dicevamo iniziative, proposte, provocazioni e progetti che possono essere affrontati e risolti a scala urbana solo in un disegno unitario che ne consideri e valuti le interazioni, le complementarietà, le sinergie, le incompatibilità e la sostenibilità ambientale.
Non v'è dubbio che su un fronte così esteso - una vera e propria "porta a mare" della Città - ogni proposta di intervento, ogni volontà di segno finalizzato a rendere lo spazio "luogo", comune riferimento; l'Architetto sente quindi di dover contribuire all'organizzazione di "un progetto culturalmente fondato e condiviso" tale che nei suoi esiti garantisca tanto la qualità urbana quanto quella architettonica.
Il fine di migliorare o garantire la qualità dell'abitare, del vivere la città ci vuole presenti e partecipi nell'assunto di favorire la pluralità delle idee, la ricchezza delle riflessioni lungo un "percorso" che garantisca identità alla partecipazione nella convinzione in tal modo di organizzare un progetto in cui i più possano identificarsi, riconoscersi.
In questo segno profondo, in questa "linea dinamica" proposta per la nuova città degli anni 2000, pur in presenza di elementi di consolidato storico, vi sono potenzialità espressive nuove, che andranno ad incidere in maniera significativa sull'ambiente spaziale e sociale, determinando - auspichiamo - innovazione di funzioni, di linguaggio architettonico, di paesaggio urbano, la realizzazione delle quali porterà la nostra città, a pieno titolo, in un contesto di realtà contemporanea per aver saputo realizzare un intervento a scala urbana culturalmente riferito a concetti di democrazia urbana, coesione sociale, di ricerca e di cultura architettonica, di creatività innovativa e di riconoscimento del valore culturale delle prestazioni di Architettura.
Relativamente al metodo - ci è parso oltremodo interessante e condivisibile l'iniziativa del "Gruppo tematico Speziacentrostorico", il quale partendo da una provocazione (la proposta di interramento di viale Italia) ha trovato ospitalità sulla stampa locale avendo il merito di aprire un preliminare ed interessante dibattito sulla ricerca di soluzioni ed assetti futuri per il "lungo-mare"; l'idea ha in breve sollecitato e coinvolto sul tema cittadini, professionisti, forze politiche ed amministratori pubblici, portandoci concretamente fino all'incontro di oggi; incontro garantito da autorevoli presenze le quali ci fanno ben sperare per la prosecuzione ed ampliamento del dibattito vista la complessità delle tematiche da affrontare.
Quello di oggi è un passo importante nel percorso di individuazione delle richieste di prestazione e degli obiettivi che dovranno essere considerate in fase di analisi progettuale dei bisogni, delle necessità e delle aspettative espresse dalla società civile.
Ad ognuno di noi è evidente che nessuna azione interessante l'Abitare può essere posta in atto senza che la stessa sia vagliata e sottoposta a preventivo consenso dei diretti interessati, i Cittadini; dalla fine degli anni novanta il maggior ambito di innovazione metodologica è quello che fa riferimento a principi decisionali "democratici" propri di una Società moderna ed evoluta in cui le tematiche della trasformazione urbana e della riqualificazione (ambientale, delle periferie, delle aree dismesse e dei vuoti urbani) sono strettamente connesse a metodi comunicativi e partecipativi.
A tale proposito si riguardino, a titolo esemplificativo, le strategie adottate dai programmi dell' Agenda 21 locale, i documenti UNESCO e le determinazioni del Consiglio europeo, le quali hanno determinato alcune categorie di partecipazione più o meno consapevoli e strutturate.
Quelle che a noi oggi interessa sottolineare data la loro importanza nel processo/percorso per definire gli obiettivi e le caratteristiche del progetto sono la partecipazione d'indagine e la partecipazione di comunicazione, entrambe basate su una stretta collaborazione e dialogo tra le diverse componenti della Società (i cittadini-utenti, i professionisti-progettisti, gli amministratori-responsabili delle scelte).
Il risultato voluto è quello di superare la crisi di comunicazione tra la Società civile, la quotidianità delle persone e coloro che, a vario titolo, sono chiamati a risolvere i problemi del progetto, le strutture tecnico-amministrative e politiche le quali spesso rischiano l'autoreferenzialità; il superamento di tali difficoltà si ottiene con la costruzione di una visione comune, di una strategia condivisa.
Volontà e possibilità di partecipazione, responsabilizzazione dei partecipanti per la definizione di obiettivi comuni, di richieste di prestazione per configurare "assetti urbani futuri" e permettere il generarsi di nuove idee con lo sviluppo di soluzioni innovative, in modo da consentire agli architetti di svolgere il proprio ruolo, consistente nell'interpretare col "segno" i bisogni e le necessità della gente, nel dare risposte configurando ed articolando gli spazi, traducendo in linguaggio architettonico coerente ed innovativo le nuove esigenze di riassetto urbano, con la consapevolezza che l'Architettura è una risorsa, a condizione che vada avanti, che non segua, non rincorra, ma sappia anticipare ed interpretare.
Riguardo a quanto detto fino ad ora due strumenti sembrano particolarmente utili per sviluppare il dialogo e la collaborazione tra i vari protagonisti del "processo metaprogettuale e progettuale": la metodologia della "progettazione partecipata" ed il "concorso di Architettura".
Della partecipazione abbiamo già detto precedentemente; nel concorso di Architettura il confronto su un tema pubblico è occasione di crescita culturale, di dibattito e di coinvolgimento che arricchisce tutta la collettività, il Concorso d'architettura è uno strumento diffuso in Europa, che permette l'accesso anche di giovani professionisti al mondo del lavoro e dà loro occasioni per esprimersi e farsi conoscere.
Le direttive europee auspicano una maggiore utilizzazione del concorso di Architettura; tuttavia in Italia questo istituto non trova il giusto riscontro, nonostante il Consiglio nazionale degli Architetti abbia in più occasioni sollecitato le compagini governative a promuovere tale forma pubblica di progetto ed abbia fattivamente partecipato alla stesura definitiva della "legge sull'Architettura", meglio conosciuta come "progetto di legge Melandri" attualmente arenato in secche burocratiche.
Nel suddetto progetto di legge tra le tante e commendevoli iniziative si fissava uno degli obiettivi principali nella promozione della qualità architettonica e si individuava nel Concorso d'idee o di progettazione lo strumento più idoneo a garantire un ampio confronto per l'affermazione della qualità della progettazione e dell'Architettura.
Il Concorso ha il merito di garantire un processo di accesso aperto e di massima trasparenza; il "bando" è il tramite attraverso il quale si fissano gli obiettivi per il raggiungimento di un risultato di qualità condiviso, rispettoso dell'ambiente e dell'interesse comune; l'individuazione degli obiettivi altro non è che il riferimento alle fasi preliminari di partecipazione della società civile e delle scelte indicate scaturite dal dibattito pubblico.
Un altro punto cardine del Concorso è dato dalle funzioni e dalla composizione della Giuria, della quale faranno parte rilevanti e riconosciute personalità dell'Architettura, ma anche nella fase di giudizio dovrà essere individuato un ruolo per la Città poichè sottoporre a pubblico giudizio i lavori dei progettisti/concorrenti riteniamo sia un corretto momento di verifica se le opere a concorso rispondono alle aspettative della collettività.
In conclusione suggeriamo agli Amministratori un percorso, quello del Concorso pubblico aperto, con preventivo dibattito e consultazione della Città che a nostro avviso e per consolidata esperienza, garantisce processi e percorsi trasparenti e condivisi, oltre ad offrire percorsi culturalmente fondati e risultati soddisfacenti sotto il profilo del disegno urbano e della qualità architettonica.
Giancarlo Ratti,
16 febbraio 2002
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