Ringrazio il Senatore Giacché per avermi invitato ad intervenire su un argomento che mi sta molto a cuore. Pur non originario della Spezia ho vissuto per oltre 30 anni in questa città; qui ho fissato la mia residenza , qui ho i miei affetti più cari e qui intendo tornare quando avrò terminato il mio servizio attivo. Sono quindi logicamente interessato ad ogni iniziativa o proposta che riguarda lo sviluppo della città.
I tre anni trascorsi come direttore dell’Arsenale mi hanno posto a contatto diretto con molti dei problemi che questa città si trova ora ad affrontare. A scanso di equivoci tengo a chiarire che queste mie opinioni, anche se si sono in gran parte formate in quest’ultimo triennio di diretto contatto con la città e le sue istituzioni, sono da considerare come assolutamente personali e non coinvolgono in alcun modo la Marina Militare.
Ricordo che solo pochi giorni dopo l’assunzione dell’incarico di direttore dell’Arsenale fui invitato a partecipare ad un incontro nel corso del quale fu trattato il problema dello sviluppo della città; furono toccati problemi importanti quali le opportunità mancate, l’invecchiamento della popolazione, la fuga dei giovani, l’inquinamento del suolo dell’aria e del mare, il ruolo della Marina e la necessità di un suo ridimensionamento sul territorio.
Quella sera rimasi colpito per la posizione quasi unanime che potevo riscontrare nei vari oratori circa la presenza della Marina. Se da un lato era generalmente riconosciuto il ruolo storico avuto dalla Forza Armata nello stesso sviluppo della città, dall’altro sembrava che tutti guardassero con fastidio a questa ingombrante eredità che, anzi, veniva accusata di essere la causa principale della mancanza di iniziativa della popolazione e degli imprenditori spezzini; troppo abituati al lavoro sicuro gli uni, troppo abituati alle commesse “facili” dell’Arsenale e delle Industrie della difesa, gli altri.
Ricordo, in particolare, alcuni eminenti cittadini, che dovevano le loro fortune economiche anche alla forte e stabile presenza della Marina nel Golfo, che si espressero in toni duri e polemici nei confronti della “.....ormai ingombrante occupazione delle aree da parte della Marina.....”
A quel tempo reagii non soltanto evidenziando l’ingenerosità storica delle osservazioni che venivano avanzate, ma sottolineando l’assoluta anomalia di questa città rispetto alle altre con storia simile, (vedesi Tolone e Messina) che, nello stesso periodo, difendevano con i denti la loro storia e la presenza delle Marine nelle rispettive sedi.
Da allora non mi sono mai stancato di cercare, per quanto in mio potere, di superare il muro psicologico che sembrava dividere la città dalla Marina.
Dal tono di alcuni discorsi sentiti oggi mi rendo conto di come ci sia ancora molto da costruire e di come sia importante continuare a ragionare insieme per la soluzione dei problemi comuni. Poco fa è stato sottolineato che, riguardando alcune scelte fatte nel passato, probabilmente oggi queste non sarebbero state ripetute. Fra queste sono state ricordate l’Enel di Vallegrande, l’area SNAM di Panigallia e lo stesso complesso Arsenale-Base Navale.
Non mi esprimo sulle prime due , anche se trovo sbagliato rianalizzare il passato vedendone solo gli aspetti critici e non anche i lati positivi; posso però dire in tutta sincerità che la scelta di costituire qui un Arsenale-Base Navale è stata una decisione saggia anche nell’ottica dei nostri giorni con la Marina che va riducendosi numericamente e con un possibile, conseguente, minore impatto sulla economia e sul territorio.
E’ vero che La Spezia con Lerici, Portovenere e il Parco delle Cinque Terre costituiscono un insieme di grande attrattiva turistica. L’Arsenale e la Base Navale sono forse una realtà forse un po’ ingombrante, ma sono ben inseriti nel complesso paesaggistico del Golfo e lo arrichiscono anche sotto questo aspetto. Ma voglio difendere anche l’aspetto industriale dell’Arsenale, non per quello che ha rappresentato nella storia passata, ma anche per quello che ancora potrà rappresentare in futuro. Anche se so di andare contro corrente rispetto alle scelte fatte in molte nazioni Europee io sono un convinto sostenitore della necessità che strutture di interesse pubblico debbano rimanere di pubblica proprietà. Proprio per questo, ritengo che debbano essere profondamente riformate per acquisire i livelli di efficienza che sono, oggi più di ieri, necessari. E’ in questo processo di riforma che le strutture della Difesa possono, o meglio devono, relazionarsi con il mondo esterno.
La città della Spezia, nelle sue Istituzioni politiche ed economiche, e la Marina Militare, invece di guardarsi con insofferenza e reciproco sospetto dovrebbero ragionare insieme sul proprio futuro prendendo anche spunto dal poderoso piano di investimenti che la Forza Armata si accinge a fare per il rinnovamento dello strumento navale.
Se alle attuali commesse per nuove costruzioni navali militari si sommano quelle programmate nel prossimo futuro, si potrebbe vedere che, in una fascia costiera di 60 km. si riverseranno oltre 18000 miliardi nell’arco dei prossimi 15 anni. Si tratta di una cifra non solo imponente a livello quantitativo, ma anche indirizzata in settori di elevato contenuto tecnologico.
Sta ora alla città cogliere questa ulteriore occasione indirizzandosi non solo a cogliere le “commesse facili”, ma a sfruttare questa grande occasione per mettere in moto iniziative industriali di alto contenuto tecnologico in grado di soddisfare non solo i bisogni della nuova flotta militare, ma anche quelli della ancor più numerosa e competitiva flotta commerciale.
Si dice che La Spezia è una città con vocazione marinara e turistica e militare; benissimo, allora si sfruttino intelligentemente queste caratteristiche che, nel complesso, la rendono unica in Italia.
Per quanto riguarda l’aspetto urbanistico che interessa il fronte a mare, noto con piacere che si sta pensando di sviluppare il progetto con un concorso internazionale che richiami i grandi nomi dell’architettura mondiale. Suggerisco che questo progetto sia anche l’occasione per coinvolgere e far crescere anche gli architetti locali che hanno già dato buona prova nello sviluppo di studi che riguardavano l’Arsenale. Un modello urbanistico però non può prescindere dallo sviluppo di un modello economico-sociale non utopistico che tenga ben fissa l’attenzione sulle cose concrete che si possono realizzare e sulle occasioni da cogliere senza peraltro dimenticare l’esigenza di un equilibrato rapporto fra economia, ambiente e società civile.
Per quanto attiene al particolare del Canale Lagora mi pare che il progetto di renderlo navigabile fino alla porta principale sia meritevole della massima attenzione. I porti canali hanno una grande attrattiva in tutte le città del mondo. Il Lagora, con la sua contiguità con la Base Navale e quale prolungamento del Porticciolo che si realizzerà nella zona del Mirabello, potrebbe diventare la via d’accesso, dal mare, per il Museo Navale con l’ esposizione, lungo le sua riva orientale, di imbarcazioni appartenenti alla storia della marineria (vedasi Leudo Felice Manin). Certo, la proposta non avrebbe senso se l’intervento non fosse accompagnato da una drastica bonifica del canale stesso rimuovendo da esso tutti gli scarichi fognari.
Sulla copertura del tratto a monte del canale e della sua trasformazione in parcheggio ebbi già modo di esprimermi negativamente sulla stampa. Lo feci di istinto senza accompagnare la mia risposta con una analisi dei pro e dei contro, ma basandomi sugli esempi di altre città che hanno conservato i canali interni con grande cura.
Anche per questo progetto suggerisco che si proceda ad un suo esame sulla base di un’analisi costo/efficacia e considerando possibili alternative.
Ho l’impressione che i 200-300 parcheggi aggiuntivi che si potrebbero realizzare nella zona allevierebbero il problema solo per qualche anno senza risolverlo definitivamente.
In conclusione lasciatemi dire che invidio un poco i cittadini della Spezia che hanno insieme grandi opportunità e grandi progetti per la loro città. La fase della loro progettazione e realizzazione sono ancora più belle di quando questi progetti si saranno realizzati.
Auguri a voi tutti.

Dino Nascetti
16 febbraio 2002